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Ivan Palombi
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IL RESTAURO CONSERVATIVO
E DELLA GRANDE STATUA ACROTERIALE IN TERRACOTTA
DELL’ APOLLO DI VEIO
La Soprintendenza Archeologica
all’Etruria Meridionale ha intrapreso da alcuni
anni uno studio sistematico dei reperti di scavo
provenienti dalla località “Portonaccio”
presso Veio -Roma-, ed in particolare del sito del
noto ‘Tempio’ ove fu rinvenuta nei primi
anni del ‘900, assieme a molti a manufatti
fittili, la statua acroteriale del Dio Apollo, vestito
con lungo kitone nell’incedere di un passo
veloce.
Nel 1992 la Soprintendenza Archeologica ha inoltre
proposto una “ricostruzione ideale”
del Tempio di Apollo, quale occasione per la rivalutazione
e la divulgazione delle scoperte archeologiche,
esposizione che ha incontrato tanto successo da
decidere di rendere la ricostruzione del tempio
da struttura provvisoria a struttura permanente.
Nel 1999 la ricostruzione del tempio, il cui allestimento
compare ormai in tutti i libri di Etruscologia,
è stata oggetto di un attento intervento
di manutenzione al fine di preservarlo per gli anni
futuri.
In questo progetto globale d’analisi e riqualificazione
degli scavi di Veio e in particolare del ‘Tempio
di Veio’ si pone come centrale la rivalutazione
del famosissimo gruppo di sculture in terracotta
policroma raffigurante: Apollo, Latona, Mercurio
ed Eracle.
Le statue acroteriali risalenti alla fine del VI
secolo avanti Cristi, decoravano il tempio ed erano
posizionate sul colmo del tetto dell’edificio
sacro.
Le tre figure di Apollo, Latona ed Eracle -di Mercurio
si conserva solo la testa- sono di dimensioni più
grandi del vero; esse furono recuperate nel 1916
in frammenti (vedi foto) e sono state oggetto di
un intervento di restauro nei primi anni ’20,
grazie al quale sono stati assemblati tutti frammenti
e si è provveduto a reintegrare le numerose
lacune, specie nel caso delle figure di Latona e
Eracle. La figura diApollo, protagonista dell’intero
complesso decorativo, presentava fortunatamente
una migliore conservazione.
I preziosissimi reperti sono oggi esposti nel Museo
Nazionale Etrusco di Villa Giulia in una sala a
loro appositamente dedicata.
Nel prossimo futuro al gruppo fittile verrà
dedicato maggior risalto all’interno del Museo
con un progetto per il nuovo allestimento in luogo
di maggiore fruibilità. A seguito di tale
decisione si è posto come urgente, a distanza
di quasi un secolo dal primo restauro, un nuovo
intervento conservativo atto non solo a salvaguardare
le statue ma anche ad indagare, per la prima volta
con metodiche all’avanguardia nel campo scientifico,
tutto quanto è possibile rintracciare circa:
i materiali utilizzati, le tecniche di realizzazione,
le tecniche di cottura, le tecniche di decorazione.
È inoltre da prevedere una completa campagna
di documentazione delle grandi statue, con riprese
endoscopiche dell’interno dei reperti, riprese
fotogrammetriche, riprese fotografiche e di documentazione
grafica.
Tale progetto di lungo respiro e con durata biennale
è stato intrapreso con gli interventi, successivamente
descritti in modo più dettagliato, sulla
statua del Dio Apollo in considerazione della sua
importanza sia all’interno del contesto culturale
al quale si fa riferimento, sia quale opera di valore
assoluto nella storia dell’archeologia e della
storia dell’arte mondiale.
L’Apollo di Veio è uno dei capolavori
più citati, descritti e ricordati tra i Beni
Culturali dell’Umanità, simbolo dell’arte
antica ed emblema nel mondo delle cultura del popolo
etrusco. Sebbene ciò, pochissimo è
stato studiato sulla materia e sulla tecnica con
la quale venne realizzato e poca attenzione è
stata dedicata alla tecnica con la quale venne in
un primo momento restaurato.
Gli interventi in corso sul famosissimo manufatto
sono ispirati ed improntati a quanto scritto da
Cesare Brande nella “Teoria del Restauro”:
il restauro costituisce il momento metodologico
di riconoscimento dell’opera d’arte,
nella sua consistenza fisica e nella sua duplice
polarità estetica e storica, in vista della
sua trasmissione al futuro.
Il manufatto, alto un metro e 81 centimetri si presentava
all’inizio del restauro in cattivo stato di
conservazione.
Il materiale costitutivo è composto da argilla
contenente alte percentuali di sabbia e inclusi
di natura mineralogica più grande il che
lo rende particolarmente delicato alle oscillazioni
termodinamiche.
Le rime di frattura si presentano abrase e con struttura
decoesa; in alcuni casi i lungo i bordi sono presenti
processi di decoesione.
Le superfici si presentavano ricoperte da polveri,
protettivi alterati e oscurati, depositi incoerenti,
e fintanto terriccio di scavo, all’interno
delle pieghe, che alterano la policromia originale.
Gli interventi in corso, resi necessari dallo stato
di conservazioni sovradescritto, sono:
interventi preliminari:
leggera pulitura a pennello delle superfici delle
polveri,
pre-consolidamento delle zone decoese,
infiltrazioni al fine di bloccare le lezioni e le
cricche in via di accentuazione,
eventuali velature al fine di bloccare in colore
in fase di distacco;
interventi di restauro conservativo:
rimozione dei depositi incoerenti con tamponi di
acqua demineralizzata,
pulitura delle superfici e dei pigmenti con solventi
organici,
pulitura meccanica a bisturi delle incrostazioni,
pulitura delle superfici ed rimozione dei sali solubili
con acqua demineralizzata.
Nei due mesi dalla data d’inizio degli interventi
sono state già eseguite molte operazioni
quali le documentazioni fotografica (stampe, diapositive
e foto infrarosso) e grafiche (mappature dello stato
di conservazione, delle alterazioni). Le indagini
scientifiche hanno già rilevato molte utilissime
informazioni sulla tecnica di realizzazione dell’Apollo
come la natura degli strati superficiali e dei “colori”
della veste e dell’incarnato grazie a delicatissime
operazioni di pulitura d’alcune zone della
statua dai pesanti strati di sporco, polveri, cere,
vernici e protettivi applicati nei decenni. In molti
punti ove il “colore” venne steso in
strati più consistenti e nei millenni si
è disgregato, è stata bloccata la
caduta di piccole scaglie.
I lavori prevedono tempi piuttosto lunghi vista
la necessità di eseguire molte delle operazioni
descritte con per mezzo di microscopio ottico binoculare.
Tuccio Sante Guido |
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